Introducción

Camillo Tosti cumple 100 años!

¡Éste es el gran acontecimiento del 10 de enero del 2012!

He querido hacerle un homenaje invitando a todo sus familiares y amigos a que le escriban. No se trata de los sólitos buenos deseos de cumpleaños pues comprenderán que al que tiene 3 cifras en su edad no se le puede felicitar igual.

Es sobre las vivencias que hemos tenido con él. Es el Camillo en todas sus edades, casi (no he encontrado quien lo conozca de niño) y que está vivo en la memoria de quienes lo conocemos como si todos los momentos de su vida estuvieran juntos, reunidos en el presente.

Myriam Mercedes

viernes, 23 de diciembre de 2011

Helge Tosti (nuera)








Zana, Myriam y Helge

Ho conosciuto Camillo quando Carlo era solo il mio “boyfriend”, nel lontano 1961. Camillo e Italia vivevano a Bruxelles dove lui lavorava alla rappresentanza italiana presso il Mercato Comune, da poco creato.

Ho sentito un immediato affetto nei confronti di Italia, mentre per Camillo provavo un profondo rispetto. Era una persona molto distinta, di grande intelligenza e cultura. Aveva preso tre lauree a Napoli, quando la maggior parte dei suoi coetanei frequentava ancora i primi anni d’università.

Fin dall’inizio della mia amicizia con Carlo i suoi m’invitavano spesso alle loro feste, fatto eccezionale nella Roma dell’epoca. E cosi, a poco a poco, insieme al rispetto, sentivo un crescente affetto nei suoi confronti, una certa simbiosi nel modo di vedere le cose che mi facevano sentire sempre più a mio agio con lui. Sopratutto ho cominciato ad apprezzare il suo grande senso dell’umorismo. Intratteneva una tavola intera d’invitati con i racconti sulle sue esperienze durante la Seconda Guerra Mondiale. Ufficiale in Africa, si era reso conto subito delle carenze imperdonabili dell’esercito italiano. Dopo solo un anno fu catturato, insieme a molti altri, dai britannici nella battaglia di Tobruk e spedito in un campo di prigionia in India, nell’Himalaya. Nonostante ciò, riconosceva la “fairness” degli inglesi i quali, come diceva, rispettavano la Convenzione di Ginevra. “Noi ufficiali godevamo d’una certa libertà se il regolamento veniva rispettato. Altrimenti le punizioni erano severe, fino alla fucilazione. Logico, no?”. Raccontava di compagni di prigionia che cercavano di scappare. “Ma dove pensavano di andare? Un campo in mezzo al nulla, circondato da montagne innevate alte più di 6000 metri. E le bestie feroci, i serpenti velenosi, ecc, ecc”. Camillo scuoteva la testa per tanta stupidità. I suoi racconti erano numerosi; il primo campo di prigionia in Egitto, un vero trauma. Storie sui compagni, i comportamenti tanto diversi. Aveva la capacità di trovare i lati assurdi, comici, quasi divertenti della prigionia. Un po’ come descritto nel magnifico film di Monicelli “La Grande Guerra”, con Vittorio Gassman e Alberto Sordi. Le amicizie stabilite in prigionia sarebbero durate tutta la vita. Di quel gruppo Camillo non solo è rimasto l’unico ma ha anche la grande fortuna d’avere raggiunto la venerabile età di cento anni, e in buona salute.

Camillo è molto attaccato alla famiglia: i suoi a Napoli, e i parenti acquisiti in Venezuela sposando Italia. Il suo grande divertimento era prendere in giro le nipoti e scherzare con loro. Un solo esempio: durante il recupero di Italia da un delicato intervento chirurgico, Piera ha vissuto per qualche mese a Roma; in quell’occasione Camillo si divertiva a sistemare tutte le pietanze, inclusa la caraffa di vino, davanti al suo piatto. Il piacere di Piera per la buona tavola lo faceva ridere. Faceva questi scherzi con garbo, con un sorriso negli occhi, sempre con eleganza. Aveva, e tuttora ha, una predilezione per il gentil sesso: da quando conosco Camillo lo vedo sempre circondato da donne di tutte le età. Gli telefonano, gli cantano le sue canzoni preferite, gli fanno regali, lo coccolano, lo viziano e lui – beato!

Quando Carlo ed io ci siamo sposati, ho cominciato a chiamare Italia “mamma” e Camillo “papà”. Abitudine austriaca: i suoceri vengono considerati come quasi genitori. Dire “mamma” mi veniva spontaneo. Chiamare Camillo “papà” mi risultava più difficile. Ma perché, mi chiedo adesso? Dopo tanti, tanti anni, papà è papà. Sempre con molta stima e sopratutto con molto affetto.

Grazie papà e tantissimi auguri.

Helge tua nuora

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